| | | OFFLINE | Post: 29 | Registrato il: 08/09/2005
| Utente Junior | |
|
Natale è ormai vicino e venerdì ci siamo fermati per riflettere sul significato che questa festa ha ancora nelle nostre vite. L’ascolto di una canzone di De Gregori – Dalla del 1979 che si intitola “Gesù Bambino” ci ha dato lo spunto per riflettere sul rapporto che abbiamo con questo bambino che nasce. Molto spesso ci fermiamo solo alla iconografia classica, quella delle statuette da presepe, il bimbo biondo con i riccioli e gli occhi azzurri. Ed invece sarebbe molto bello immaginare di tenerlo in braccio, quel Bambino, cantargli una ninna nana, sussurrargli delle parole (chiamatele preghiere, se vi va, ma sono parole), giocare con Lui, fargli il solletico e le smorfie per farlo ridere, passargli una mano tra i pochi capelli, recuperare, insomma, la “carnalità”, la “materialità” di quell’Essere. Può essere un modo per “tornare bambini” e suscitare nuovamente in noi quelle sensazioni che il Natale ci regalava qualche anno fa.
E poi, provare a scrivergli una lettera, come quella di De Gregori per fargli sapere come stiamo, tante volte si fosse un po’ distratto e per affidargli qualcuno a cui vogliamo davvero bene o forse qualcuno che non sopportiamo… proviamoci!
E ancora, venerdì, ci ha ricordato la bellezza dell’appartenenza all’AC la figura di Antonietta Meo, Nennolina, santa bambina di sette anni, nata e morta negli anni ’30, che ci ha regalato la sua testimonianza su come affrontare il dolore e la sofferenza fisica e su come sia possibile diventare “santi” senza fare nessun miracolo ma semplicemente vivendo la propria vita alla luce del Vangelo.
Per chi volesse approfondire la figura di Nennolina consiglio di andare sul suo sito www.nennolina.it
Gesù piccino piciò, Gesù Bambino,
fa che venga la guerra prima che si può.
Fa che sia pulita come una ferita piccina piciò,
fa che sia breve come un fiocco di neve.
E fa che si porti via la malamorte e la malattia,
fa che duri poco e che sia come un gioco.
Tu che conosci la stazione e tutti quelli che ci vanno a dormire,
fagli avere un giorno l'occasione di potere anche loro partire.
Partire senza biglietto, senza biglietto
volare via, per essere davvero liberi non occorre la ferrovia.
E fa che piova un pò di meno sopra quelli che non hanno ombrello
e fa che dopo questa guerra il tempo sia più bello.
Gesù piccino piciò, Gesù Bambino
comprato a rate, chissà se questa guerra potrà finire prima dell'estate,
perchè sarebbe bello spogliarci tutti e andare al mare
e avere dentro agli occhi, dentro al cuore,
tanti giorni ancora da passare.
E ad ogni compleanno guardare il cielo
ed essere d'accordo e non avere più paura,
la paura è soltanto un ricordo.
Gesù piccino piciò, Gesù Bambino alla deriva,
se questa guerra deve proprio farsi fa che non sia cattiva.
Tu che le hai viste tutte e sai che tutto non è ancora niente,
se questa guerra deve proprio farsi fa che non la faccia la gente.
E poi perdona tutti quanti, tutti quanti tranne qualcuno,
e quando poi sarà finita fa che non la ricordi nessuno.
 |